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Curiosità dal mondo scientifico

Cosa vuol dire "avere le farfalle nello stomaco"? Lo sapevi che la zanzara è l'animale più pericolo al mondo? Ecco alcune curiosità scientifiche.

Rispondiamo a… Cosa vuol dire “avere le farfalle nello stomaco”?

E’ capitato a tutti noi, vedere il/la ragazzo/a dei nostri sogni e, in preda all’estasi da infatuazione, esclamare “Ho le farfalle nello stomaco “. Beh, cari innamorati, non ve le siete sognate: certo, non avete uno sciame di Lepidotteri nel vostro apparato digerente, questo è sicuro, ma qualcosa nel nostro organismo accade eccome!

In queste situazioni, infatti, si attiva il nostro Sistema Nervoso Autonomo, indipendente dalla volontà, che scatena una risposta del genere “attacco-fuga” (quei riflessi automatici che garantiva- no la sopravvivenza della specie umana nella preistoria). 

In particolare, mediante la stimolazione delle ghiandole endocrine, si immettono in circolo cortisolo e adrenalina, che hanno come fine l’aumento del tono muscolare, della frequenza cardiaca e del ritmo respiratorio, tutti eventi orientati alla lotta o alla fuga.

Il sangue si sposta quindi dagli apparati inutili a tale scopo (ad esempio il digerente) ai muscoli, causando la tipica sensazione di cui stiamo parlando.

Pillole di storia… scienziati che hanno fatto la storia

Renato Dulbecco è stato un biologo e medico italiano. Ha vinto il premio Nobel per la medicina nel 1975 assieme a David Baltimore e Howard Temin. 

Le sue ricerche durate più di 20 anni portarono alla scoperta del meccanismo d’azione dei virus tumorali nelle cellule animali. Grazie al suo spiccato ingegno rivoluzionò prima la ricerca sui virus e poi arrivò al Nobel per le sue scoperte in materia di interazione tra virus tumorali e materiale genico della cellula. 

Morì nel 2012 a pochi giorni dal suo 98esimo compleanno stroncato da un infarto. A Dulbecco fu dedicato anche un asteroide: 17749 Dulbecco.

Lo sapevi che…

La zanzara è l’animale più pericoloso al mondo?

Vi siete mai chiesti quale sia l’animale più letale del pianeta? Un velenosissimo ragno australiano? Un feroce leone? Un vorace squalo? Ebbene…no!

L’animale più letale che ogni anno provoca il maggior numero di morti è la minuscola zanzara. Esistono più di tremila specie di zanzara, ma le principali responsabili della diffusione di malattie umane potenzialmente letali sono tre. 

Le zanzare Culex Pipiens responsabili dell’infezione da West Nile Virus, le zanzare del genere Anopheles che trasmettono la malaria e quelle del genere Aedes, a cui appartiene la zanzara tigre, che provocano la febbre gialla, il dengue, il virus zika e altri 20 virus diversi.

Per risolvere il problema zanzara-letale la Florida ha ufficialmente autorizzato il rilascio di 750 milioni di zanzare di genere maschile geneticamente modificate che sintetizzano una proteina che, dopo l’accoppiamento, fa “abortire” le femmine lasciando nascere solo maschi. Questi figli, però, avranno anche loro la stessa proteina, e quindi pure loro avranno solo figli maschi (nuovamente modificati).

Se fate due conti arriverete alla conclusione che ad un certo punto rimarranno in circolazione solo maschi, e la specie dovrebbe localmente “estinguersi”. Il piano ha ricevuto molte critiche, soprattutto perché le zanzare hanno un ruolo fondamentale nell’ecosistema globale. 

I maschi di zanzara, ad esempio, sono impollinatori esattamente come le api e nella loro continua ricerca di cibo partecipano all’impollinazione delle piante permettendo così lo sviluppo dei frutti.

Grazie ad un serpente velenoso oggi curiamo l’ipertensione?

Il crotalino Bothrops jararaca è una specie di vipera endemica del sud America. Questo serpente usa il suo veleno per far perdere conoscenza alla preda causandole un abbassamento di pressione sanguigna. Grazie al suo meccanismo di difesa, il crotalino Bothrops jararaca, ha aiutato lo sviluppo del primo farmaco derivato da un veleno a ricevere l’approvazione dalla Food and Drug Administration (FDA) statunitense: il farmaco Captopril. 

Il Captopril agisce come inibitore dell’enzima di conversione dell’angiotensina (ACE), ed è stato sviluppato a partire da un peptide contenuto nel veleno di questa specie e scoperto nel 1965 dallo scienziato brasiliano Sérgio Henrique Ferreira. 

Gli ACE-inibitori sono stati inizialmente approvati per il trattamento dell’ipertensione, ma anche per alcuni scompensi cardiaci e disturbi cardiovascolari e renali.

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