L’importanza dello screening del tumore al colon-retto
L’emergenza Covid ha avuto un impatto estremamente significativo su tutto il “sistema salute”. Le criticità legate alla gestione dei pazienti Covid sia dentro che fuori dagli ospedali hanno messo a dura prova il Sistema Sanitario Nazionale.
Abbiamo assistito alla saturazione delle terapie intensive e dei reparti ospedalieri, alla riorganizzazione e alla sospensione delle attività cliniche quotidiane, provocando un minore accesso non solo alle cure ma anche alle diagnosi di nuove patologie, lasciando così pazienti con patologie orfani dei loro trattamenti.
L’emergenza Covid sembra quindi aver oscurato l’attenzione rispetto ad altre patologie incluse quelle oncologiche, per questo è molto importante tornare a controllarsi ora che l’emergenza è conclusa. Tra queste, il tumore al colon-retto non si ferma e ogni anno, solo in Italia, sono quasi 50.000 i nuovi casi diagnosticati.
Che sintomi ha il tumore del colon-retto?
Il tumore del colon-retto è un tumore dell’ultima parte dell’intestino che rappresenta la seconda causa di morte per tumore sia negli uomini (dopo il tumore del polmone) sia nelle donne (dopo il tumore della mammella).
Lo sviluppo di un tumore del colon-retto è in genere lento e quasi sempre è preceduto dalla comparsa di lesioni benigne dell’intestino (polipi o adenomi). Molto spesso i polipi, ma anche i tumori del colon-retto, non danno alcun disturbo per anni.
Uno dei segni precoci della presenza di un polipo o di un tumore del colon-retto, anche nelle sue prime fasi di sviluppo, è il sanguinamento non visibile ad occhio nudo.
L’esame: cosa si vede con lo screening delle feci?
Il test proposto per la diagnosi precoce del tumore del colon-retto si chiama FOBT (Faecal Occult Blood Test che significa ricerca del sangue occulto nelle feci): consiste nella ricerca nelle feci di sangue non visibile a occhio nudo.
Come si partecipa al programma di screening colon-retto gratuito?
La lettera di invito viene recapitata a domicilio a uomini e donne di età compresa fra 50 e 74 anni; con essa si può ritirare gratuitamente in farmacia il materiale necessario per l’esecuzione del test.
Come si fa lo screening del colon?
È un esame semplice che si esegue a casa propria e consiste nella raccolta di un piccolo campione di feci che deve essere inserito in una provetta che si ritira in farmacia.
Una volta eseguita la raccolta la provetta va riportata in farmacia, il giorno stesso o al massimo il giorno dopo.
I risultati: tempi di risposta screening colon
I campioni vengono analizzati dal Laboratorio di Sanità Pubblica dell’ATS di residenza. Se l’esame è negativo, cioè non è stato trovato del sangue, si riceve una lettera al proprio domicilio e si viene reinvitati dopo due anni.
Cosa significa screening positivo? Se l’esame è positivo, cioè vengono trovate tracce di sangue, si riceve una telefonata del proprio medico oppure di un operatore dell’Unità Operativa Screening di ATS.
- il 95-96% delle persone che eseguono il test ha un esito negativo;
- il 4-5% ha invece un risultato positivo, cioè il test registra la presenza di sangue nelle feci;
- nella gran parte dei casi (nel 60-70%) la presenza di sangue non significa presenza di polipo o di lesione tumorale. Il sanguinamento può essere dovuto anche ad altre cause, come ragadi, emorroidi o diverticoli.
Se il test è positivo: quando il sangue occulto nelle feci è preoccupante?
Il programma di screening prevede che dopo un test positivo per la presenza di sangue venga eseguito un approfondimento con un esame chiamato colonscopia che permette di esplorare tutta la superficie interna del tratto finale dell’intestino.
Se nel corso dell’esame vengono trovati dei polipi si procede immediatamente alla loro asportazione. La colonscopia gratuita viene prenotata dagli operatori dell’ATS presso uno dei servizi di endoscopia convenzionati.
Quando non è indicato eseguire il test di screening?
Il FOBT non è indicato se si è recentemente effettuata una colonscopia, se sono in corso esami per adenomi o tumori dell’intestino diagnosticati in precedenza oppure se è stata fatta una diagnosi di malattie intestinali croniche (per esempio la rettocolite ulcerosa). In questi casi è opportuno chiamare il numero verde dello screening.
Perché fare periodicamente questo esame?
Come ogni altro esame, anche il test per la ricerca del sangue nelle feci ha dei limiti: non tutti i polipi o i tumori in fase iniziale si manifestano con sanguinamento e dunque l’assenza di sangue al momento del test non fornisce una sicurezza assoluta sull’assenza di polipi o lesioni tumorali; il sanguinamento può essere intermittente e quindi non rilevabile con certezza al momento del test.
Per questi motivi è molto importante ripetere il test di screening ogni due anni, così come prevede il programma. Indipendentemente dall’esecuzione del test, in caso di disturbi intestinali significativi o di perdite di sangue evidenti con le feci, è opportuno rivolgersi subito al proprio medico di medicina generale.